Luana
Ricca si è suicidata a 38 anni dopo una carriera folgorante in Francia da
chirurgo ed il rientro in Italia. Alle spalle aveva più di 1500 interventi di
chirurgia.
Luana Ricca era un caso di “cervello in fuga” tornato in Italia e per niente
valorizzato dal nostro Paese. A confermare questa tesi aggiungendo però altre
pesanti accuse è il fratello di Luana, Francesco Ricca. L’uomo ha parlato e si è scagliato contro il sistema sanitario
italiano: “In Italia si è spesso costretti a cedere il posto a chi viene dopo
di te, nella sanità non esiste meritocrazia ma si va avanti per amicizie,
favori e simpatie”. E all’ospedale dell’Aquila “il quinto in graduatoria era
impiegato prima di Luana, sebbene lei fosse arrivata quarta”.
Dunque
dietro a questa storia si profila una vicenda di malasanità, malaffare tipico
all’italiana. Ecco cosa racconta il fratello di Luana: “Nel 2014 era rientrata
da Parigi perché aveva ottenuto un posto a Milano nel centro d’eccellenza di
Umberto Veronesi. Nel frattempo partecipò al concorso della Asl dell’Aquila,
risultando quarta. Gran parte del suo lavoro si svolgeva a
Sulmona. Era stata indicata per il centro trapianti di rene dell’Unità di
Chirurgia, ma proprio in questo reparto, con il benestare dell’azienda, era già
impiegato per un periodo iniziale di prova il quinto in graduatoria. Lei non
preferiva entrare in quel tipo di reparto – racconta – quindi diede la
disponibilità ad andare a Sulmona, il dirigente medico le fece capire che non
era quello il suo posto e che avrebbe dovuto lasciare spazio a chi c’era dopo
di lei. E a Sulmona Luana, da chirurgo, si ritrovò nel reparto di
Endoscopia. “In Europa Luana era al top della medicina e nella periferia
dell’Italia costretta a fare il semplice medico senza neanche più la
possibilità di fare interventi chirurgici”.
In questo «suo paese», Luana
ha dovuto scontrarsi con logiche diverse da quelle francesi. «Qui conta chi
porta voti, non chi ha buoni voti».
Luana
Ricca con i suoi colleghi francesi
Luana
raccontava così la propria vita quando si presentò a Radio 24: “Sono Luana, ho 36 anni, sono una mamma ed un
chirurgo. A 18 anni ho lasciato la mia famiglia e la Sicilia, dove sono nata,
per studiare a Roma presso un collegio d’eccellenza. Mi sono laureata in
Medicina nel 2001, mi sono poi specializzata in Chirurgia Generale nel 2007
presso l’Università La Sapienza di Roma (nel minimo dei tempi consentiti),
facendo nel frattempo degli stages all’estero: a Londra, a Barcellona e a
Parigi. In assenza di possibilità di lavoro in Italia, appena
specializzata, ho deciso di tornare a Parigi, dove mi hanno offerto un posto da
chirurgo, gratificante in termini di responsabilità e remunerazione. Mi sono
perfezionata tecnicamente in chirurgia digestiva (generale) per 2 anni. Ho poi
deciso di rendere il mio profilo professionale più interessante, facendo in fin
dei conti ciò che mi piaceva di più, acquisendo delle competenze specifiche in
chirurgia del fegato, delle vie biliari, del pancreas e in trapianti di fegato.
Da più di 4 anni lavoro nel primo centro francese di trapianti di fegato e di
chirurgia epato-biliare, potendo beneficiare di una formazione
d’eccellenza. Dal 2012 ho cominciato un doppio dottorato di ricerca
(italiano e francese) in oncologia, alla ricerca di una via di ritorno per
l’Italia. Tuttavia per lavorare vivo ancora a Parigi con mio figlio di 5 mesi,
mentre mio marito vive e lavora a Roma (facendo i tripli salti mortali per
vederci). Dopo avere inviato diverse domande per concorsi pubblici, in
Italia attualmente non ho alcuna possibilità di svolgere il lavoro che so fare,
sebbene abbia effettuato più di 1500 interventi chirurgici (di cui 2/3 da primo
operatore), abbia scritto e scriva su riviste chirurgiche internazionali e
parli 3 lingue straniere (inglese, francese e spagnolo)“.
Un risvolto
che rende questa storia ancora più triste e amara soprattutto per i familiari,
ma anche per tutti noi italiani che ci rendiamo conto sempre più di vivere in
un posto in cui la meritocrazia non esiste.
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