domenica 31 gennaio 2016

Come stai?



Vorrei che qualcuno mi chiedesse come sto. Semplicemente. 
Sono sempre io a chiederlo agli altri e ad occuparmi del loro benessere. 
Mi piacciono quelle persone che ti chiedono come stai e se tu parli di altro per sviarle e dopo qualche minuto ti chiedono ancora come stai.
Sarò banale, una femminuccia vanitosa, ma mi piacciono anche le piccole attenzioni, tipo, non so: stai bene pettinata così o come sei carina oggi. Quelle cose facili, che sembrano sciocche, ma in realtà fanno stare bene.
Che poi in realtà io lo so come sto, ma non ci voglio pensare. Certe volte è meglio non saperlo come stiamo.
Forse è il caso di prendere le distanze, di stare sola con me.
C’è un unico errore innato, ed è quello di credere che noi esistiamo per essere felici. E io ho fondato la mia vita su questo errore. 

venerdì 29 gennaio 2016

Non hai più tempo



Hai bisogno di essere egoista per una piccola parte della tua vita. Hai bisogno di capire cosa ti rende felice.

Hai sempre pensato che l’egoismo sia un sentimento negativo. Da sempre ti hanno insegnato che devi essere generosa, aiutare gli altri, essere disponibile, che il bene ritorna. E’ vero solo in parte.

La verità è che non hai più tempo. L’hai consumato tutto, non hai più tempo per aspettare, per rincorrere persone, per convincerle a farle cambiare idea.

Il tempo a tua disposizione è finito. Non hai più tempo per elemosinare attenzioni.

Non hai più tempo.

Dai agli altri ciò che avanza dopo aver dato qualcosa anche a te stessa, non dare a te stessa ciò che avanza solo dopo aver dato agli altri.

E se fossimo libri?


"Tutti noi siamo un po’ come libri che gli altri leggono. 
I più si fermano alle prime pagine, altri le scorrono frettolosamente,
 qualcuno ci legge con attenzione..
Nessuno però potrà mai andare oltre il libro e conoscere la nostra anima. 
A meno che per leggere non usi l’anima a sua volta".
 
Leggere è un piacere che non tutti si concedono. E mi sono chiesta, ma come possono le persone sopravvivere senza una pila di libri sul comodino? Senza entrare in una libreria, annusare le pagine di un libro ed uscire con un sacchetto tra le mani impaziente di iniziare una nuova avventura.
Per mancanza di tempo, dicono alcuni, o perché i libri costano troppo. Penso che spesso siano degli alibi, quasi mai la realtà. Le persone trovano sempre il tempo per nutrire il proprio corpo, perché non riescono a ritagliarsene anche uno per nutrire l’anima, sarebbe molto più utile.
Guardare la libreria di una persona, significa leggere nella sua anima, spulciare nei suoi segreti. Riusciresti a capire molto, se non tutto di lei. Nuovo, usato, letto e riletto, pieno di appunti: insomma riusciresti a capire che libro sarebbe se fosse fatta di parole anziché di carne ed ossa.

Come si sta senza di me?


Volevo scriverti, non per sapere come stai tu, ma per sapere come si sta senza di me.
Io non sono mai stata senza di me e quindi non lo so.
Vorrei sapere cosa si prova a non avere me che mi preoccupo di sapere se va tutto bene, a non sentirmi ridere, a non sentirmi canticchiare canzoni stupide, a non sentirmi parlare, a non sentirmi piangere quando mi offendono, a non avere me con cui sfogarsi per le cose che non vanno, a non avermi pronta  lì a fare qualsiasi cosa per farti stare bene.
Forse si sta meglio, o forse no.

Non smettere mai di essere umile






Amo ascoltare le persone che cercano di trasmettere la loro passione. Amo le persone che parlano di scoperte scientifiche o che si entusiasmano per l’apertura di mostre e musei, quelli che leggono un libro in attesa del proprio turno alle poste e poi sentono il bisogno di parlarne con tutti, che conoscono tutti i teatri della propria città e sanno darne un giudizio in base all’acustica e al numero dei posti. Amo quelle persone che sanno riconoscere un minerale, sanno spiegarti un quadro, sanno leggere qualcosa in lingua straniera. Adoro da impazzire i “self-made men”, quelli che con costanza, passione e impegno hanno raggiunto il proprio obiettivo. Amo anche coloro che sanno distinguere una recensione ben scritta da una improvvisata, un palazzo del Settecento da uno dell’Ottocento, un Mozart da un Bach. Amo chi capisce la musica e la ascolta con coscienza.
La cosa fondamentale è non smettere mai di essere umili. Diventare bravi in qualcosa, ci fa prendere sicurezza in noi stessi, nelle nostre potenzialità e spesso potremmo apparire superbi, egoisti e pieni di noi.
Coltivate le vostre passioni con UMILTA’.

giovedì 28 gennaio 2016

Come polvere nei cassetti



È iniziato il processo per i morti di amianto all’Olivetti di Ivrea e il programma serrato delle udienze non lascerà certo dormire sonni tranquilli ai 18 imputati.
Si possono avere i migliori avvocati del mondo, ma quando un giudice decide che un processo deve procedere veloce, quello è il suo destino. Lo auspica la comunità eporediese che finalmente vede alla sbarra i manager che, secondo i pm, hanno condannato a malattie mortali, come il mesotelioma pleurico, almeno 14 lavoratori (le vittime del processo), di cui due ancora in vita. Assenti gli imputati eccellenti.
Non è facile veder processare quello che si riteneva un modello di capitalismo illuminato, l’ingegner De Benedetti, editore del gruppo l’Espresso e tessera numero uno del Pd. Oltre che neocittadino svizzero dove ha spostato la residenza civile e fiscale. 


 
 Carlo De Benedetti

Il 25 gennaio scorso hanno sfilato in aula Silvana Cerutti, investigatrice in camice in quanto medico e dirigente del Servizio prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro della Asl, ma soprattutto l'attenzione ed il silenzio è sceso con la toccante testimonianza di due sopravvissuti in gravi condizioni di salute: Bruna Luigia Perello e Pierangelo Bovio Ferassa.

 Bruna Luigia Perello
  
La prima ha fatto l’impiegata dal 1971 al 1999, inalando le fibre di amianto presenti in intonaci e controsoffitti, visto che l’azienda ha rilevato la presenza dell’asbesto nelle strutture dello stabilimento solo nel 1987; il secondo ha lavorato alla catena di montaggio delle macchine da scrivere dal 1963 all”80, dove ha respirato il micidiale talco a base di tremolite che serviva a rendere maneggevoli i componenti. Di quella polvere a base di fibre di amianto l’azienda ha iniziato a parlare solo a partire dal 1981 e a sostituirla cinque anni dopo.

Pierangelo Bovio Ferassa

"Sono stati trasportati in un mondo parallelo fatto di dolore e di paure, così improvvisamente, inaspettatamente, senza essere preparati, senza aver avuto modo di pensare minimamente che il male potesse raggiungerli così presto. Tutto questo li ha lasciati attoniti, sconcertati, senza forze, indifesi e a tratti disperati, però la volontà, la tenacia, la voglia di esistere li ha aiutati in questo loro percorso. In questa sorta di diario dei pensieri hanno parlato di loro, delle loro esperienze, hanno parlato del loro cancro, della loro vita. 
Testimoni che si raccontano nella loro sopravvivenza, perché qualcuno che sapeva ha taciuto e forse tacerà per sempre ..."