Livio Bearzi
Dentro il
primo! Terremoto dell’Aquila, 309 corpi sotto le macerie quel maledetto 6
aprile 2009. Finalmente la implacabile giustizia comincia a colpire, il pugno
di ferro dei magistrati a farsi sentire. In galera i progettisti che hanno
inventato case di cartone? I costruttori che hanno usato materiali scadenti?
Chi ha impugnato compassi, ruspe e betoniere per la ricostruzione post sisma?
Conniventi imprenditori arrivati in un baleno a impastare calcestruzzo, subappalti e milioni
di euro? Politici collusi? Colletti bianchi? Scienziati della commissione
“Grandi Rischi” che non hanno allertato sugli imminenti pericoli?
No. La
mannaia è scesa sul capo di Livio Bearzi, il preside del convitto “Domenico
Cutugno” dove persero la vita tre studenti e altri due rimasero feriti.
Condannato a 4 anni per omicidio colposo, avendo “omesso di valutare l’enorme
pericolo incombente” e colpevole, secondo gli ermellini del palazzaccio di
Roma, di non aver fatto uscire in tempo i ragazzi dal convitto killer. Eccolo,
dunque, il Grande Colpevole, Bearzi. E chi se ne frega se più volte, nei mesi
precedenti, aveva denunciato alla Provincia, proprietaria dell’istituto,
tutte le insidie rappresentate da una struttura costruita addirittura duecento
anni prima, e con tutti i segni dell’età nelle strutture! “Non c’è alcun
pericolo, avevano rassicurato, prima o poi daremo a sistematina. Ma per ora
potete stare sereni”. Renziani ante litteram, i solerti amministratori della
Provincia?
Ma per fortuna
oggi giustizia è fatta. Il mostro di Cividale è assicurato alle patrie galere.
Forse perchè, avranno pensato i togati, porta anche sfiga. Si era salvato per
miracolo, quasi quarant’anni fa, nel 1976, dal terremoto che sconvolse il
Friuli: era con i calzoncini corti, allora, studente del convitto. I terremoti,
forse, sono nel suo Dna: e anche per questo la galera è sacrosanta. Un fesso
pericoloso, il preside, secondo la giustizia di casa nostra: non fu in grado di
capire quanto i cervelloni, gli Einstein della commissione “Grandi Rischi”
potevano tranquillamente non sapere, come ha poche settimane fa stabilito la
stessa Cassazione. Ergo: i geni come Franco Barberi ed Enzo Boschi, che
conoscono ogni piega del territorio e “ascoltano” il nostro suolo come neanche
una mamma con il bimbo in grembo, sono giustificati circa il loro clamoroso
flop e, per di più, non sono colpevoli di aver in somma incoscienza
“rassicurato” i cittadini e tranquillizzato il popolo aquilano,
vittima sacrificale. Il preside Bearzi, invece, doveva “prevedere” il futuro:
gli è mancata, gigantesca colpa, la palla di vetro.
Caritatevole,
corre in soccorso del condannato a 4 anni di galera il procuratore capo
dell’Aquila Franco Cardella: “posso soltanto esprimere la mia solidarietà per
il dramma della persona. Un uomo di scuola che perde i propri studenti è come
il capitano che vede affondare i marinai”. Uno Schettino sulle scole d’Abruzzo:
solo che il comandante, che ha sulla coscienza i 32 morti del Giglio, è libero come un fringuello.
Ma il
lavoro, a quanto pare, ferve nel foro dell’Aquila. Un iper attivismo per far
luce su tanti altri colpevoli di quelle morti sotto le macerie del sisma.
Alcuni avvocati parlano di “oltre 200 procedimenti aperti”. Un pò, c’è chi
racconta, “come quando Fantozzi dava i numeri sui gol per le partite della
Nazionale, 15 a 7 o 24 a 12. Solo che qui la situazione non è tragicomica, ma
solo tragica, perchè si tratta di giustizia finora negata ai familiari delle
vittime”. Numeri a parte, è la qualità delle inchieste e dei relativi processi
che desta non poca preoccupazione. “Una delle indagini cardine riguarda la
malcostruzione dei balconi per il progetto Case in
alcune centinaia di situazioni. Ma con tutto quello che è successo sembra il
classico topolino…”.
Tutto quello
che concerne la malcostruzione di prima, la prevenzione zero, la non
informazione dei cittadini sui rischi, i soccorsi e l’emergenza, le varie fasi
della ricostruzione post sisma, su tutto questo non si
muove una foglia. Affaristi, politici, camorristi, faccendieri d’ogni specie possono
dormire sonni tra tanti morbidi guanciali.
Perchè la
giustizia di casa nostra funziona così: basta un preside in galera perchè non
ha suonato la campanella…
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