Eppur mi spiace per questo figlio di un Dio minore.
Figlio delle occasioni perse, dei drink di troppo, delle notti lunghe ad aspettare l’alba in una squallida discoteca, della musica troppo alta, dei messaggi scritti a notte fonda sotto le coperte e inascoltati, delle risate mancate, degli abbracci mai dati, dei baci mai donati, delle parole mai sussurrate e mai custodite.
Figlio di chi si sente immortale, unico.
Figlio di chi pensa di spaccare il mondo, di lottare con i peggiori, perché ci si sente inverosimilmente invincibile.
Figlio di chi si sente immortale, ma allo stesso tempo fragile e disperato, disadattato e lacerato, al confine tra l’essere ed il nulla, sommerso dalla noia ed incazzato con la vita, alla perenne ricerca di se stesso, ma sempre, sempre, sempre invincibile, indistruttibile, eterno ... anche dopo la morte.
Figlio delle occasioni perse, dei drink di troppo, delle notti lunghe ad aspettare l’alba in una squallida discoteca, della musica troppo alta, dei messaggi scritti a notte fonda sotto le coperte e inascoltati, delle risate mancate, degli abbracci mai dati, dei baci mai donati, delle parole mai sussurrate e mai custodite.
Figlio di chi si sente immortale, unico.
Figlio di chi pensa di spaccare il mondo, di lottare con i peggiori, perché ci si sente inverosimilmente invincibile.
Figlio di chi si sente immortale, ma allo stesso tempo fragile e disperato, disadattato e lacerato, al confine tra l’essere ed il nulla, sommerso dalla noia ed incazzato con la vita, alla perenne ricerca di se stesso, ma sempre, sempre, sempre invincibile, indistruttibile, eterno ... anche dopo la morte.
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