mercoledì 30 dicembre 2015

Gli autodidatti che hanno cambiato il mondo




L'autodidatta resta italiano dentro, e forse, un po' come molti di noi, essendo figlio di gente umile, ha paura di sentirsi dire o sottintendere “Lei non ha titolo per parlare!”. L'italiano è anche questo, con i suoi pregi e i suoi difetti, con la capacità di farsi da solo e di conquistarsi un posto ai tavoli importanti, ma con la debolezza di temere di compromettere la propria autorevolezza per la mancanza proletaria di un titolo. Molti ancora pensano che non puoi dire di essere autodidatta in Italia senza correre il rischio di venire schiaffeggiato da pergamene di diplomi vari! L'eterna guerra tra forma e sostanza, tra titolo e reale merito...
In un paese dove gli “Avv. Dott. Ing. Geom. Rag. Mega direttore galattico” che si sprecano nelle firme e talvolta addirittura negli indirizzi email, dove a volte i titoli sono in grande e i nomi delle persone sono in piccolo, abbiamo ancora il coraggio di stupirci? 
L'autodidatta può essere  in grado di dibattere di economia, e di contribuire a stendere un dettagliato programma economico, anche al cospetto di “titolati” amici e colleghi, professori e mega esperti, con cui non solo può parlare da pari a pari allo stesso tavolo, ma che addirittura lo scelgono come loro leader. Il suo master lo conquista sul campo. Il merito prevale sul fantasma del titolo, la sostanza sulla forma. Proprio quello che tutti, in principio, enunciano dovrebbe essere, proprio quello a cui agognano tanti giovani italiani.
L'autodidatta dimostra, attraverso questa gogna puritana, il contrario di quello che vorrebbe dimostrare: il fatto che in Italia si guarda più al titolo che al merito, oppure al titolo, a prescindere dal merito. Questo moralismo ad personam non avrebbe mai reso l'Italia quello che è, con tutti i suoi difetti, la vera patria del mercato, il luogo dove sono nati il commercio moderno, le banche e le attività finanziare, il Rinascimento e l'Umanesimo.
La storia è piena di autodidatti che hanno cambiato il mondo, tra loro ci sono diversi Presidenti degli Stati Uniti, tra cui George Washington, Abraham Lincoln e Harry Truman. Italiani di tutte le epoche come Leonardo da Vinci, Galileo, Guglielmo Marconi. Industriali e imprenditori di ieri e di oggi come Henry Ford, Kevin Kelly (fondatore della rivista Wired), Bill Gates, Steve Jobs (think different!), Larry Ellison. Scrittori come Ernest Hemingway, Jorge Luis Borges, José Saramago, Herman Melville, George Bernard Shaw, Charles Dickens, Hans Christian Andersen, Jane Austen, Leo Tolstoy ; registi come Steven Spielberg; cantanti come Frank Zappa, David Bowie, i Beatles; inventori come James Watt, Thomas Alva Edison e Nikola Tesla: architetti come Le Corbusier; personaggi vari come Benjamin Franklin, Ralph Lauren, Walt Disney, Woody Allen e John Major . Lo stesso Richard Grasso, CEO, cioè amministratore delegato della borsa di New York, la più importante borsa valori del mondo non finì mai gli studi.
Insomma, in un Paese dove tutti bramano titoli, qualsiasi sia il titolo,dove metà dei politici viene chiamato Presidente di qualcosa e dove in realtà da varie ricerche emerge esserci un gran numero di analfabeti e un grandissimo numero di analfabeti di ritorno, questo non titolo potrebbe paradossalmente rivelarsi per un punto di forza sorprendente e inaspettato. Ben altri sono gli scheletri e gli interi cimiteri celati dentro gli armadi della classe dominante italiana che prima di dimostrare cosa sa fare, srotola i titoli per mettere le mani avanti sui nostri destini.
Spesso le buone idee sono state addirittura “scippate” ai loro ideatori, da chi aveva titoli formali e potere per farle proprie. In questi anni l'autodidatta le sue medaglie le ha conquistate sul campo, parlando la stessa lingua dei suoi amici accademici, i quali, d'altro canto, mancano del tutto o in parte della medaglia carisma, il cui Ph è molto difficile da ottenere.

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.