Non hai lividi, né ematomi, ma la violenza è profondamente e moralmente sottile, taglia la tua anima tanto da soffocarti. Un mobbing fatto di
silenzi colmi di rancore e disprezzo, alternati a parole taglienti, ad
atteggiamenti di potere e dominio volti a ledere la tua autostima.
Lui vuole dominarti attraverso la sistematica demolizione di ogni tua sicurezza, annientando la tua stessa personalità. Le battute, le derisioni sprezzanti, l'aggressività subdola ti disorienta e non sai coglierne l’aggressività latente. Una violenza psicologica colma di derisione e ridicolizzazione, espresse anche in pubblico, annienta ogni possibilità di espressione, beffandosi dei tuoi punti deboli e mettendo in dubbio le tue capacità di giudizio e decisione.
Ogni scambio comunicativo un conflitto, e tu ne sei uscita sconfitta e destabilizzata.
Di fronte a tale situazione soccombi.
Dapprima ti sforzi di essere comprensiva, scusandolo per amore o ammirazione. Man mano si insinua nella tua mente il pensiero di essere l’unica a poterlo capire e aiutare, arrivando a giustificare tutto. Tu, vittima sacrificale nutri la speranza che lui cambi, che capisca la sofferenza che t’infligge e che se ne penta. Poi la tua resistenza e la capacità di opporti e reagire viene meno.
La violenza si trasforma lentamente in una ragnatela tessuta gradualmente nel corso del tempo. Il tuo sentimento prevalente è l’incapacità di reagire, è la paura. La paura immobilizza ed impedisce di scorgere immaginari e scenari diversi. Incatenata nelle maglie di un rapporto insano, manifesti il tuo disagio psicologico facendo “parlare” il corpo. L’immagine che ti simboleggia è un corpo femminile inerme, ripiegato su sé stesso.
Loro diventano despoti assoluti nel loro “regno”, e tu, rinchiusa nel tuo dolore, tra mura che si fanno troppo spesse per riuscire a far passare il messaggio di sofferenza, chiedi aiuto ma nessuno può ascoltarti perché i silenzi non hanno voce.
Lui vuole dominarti attraverso la sistematica demolizione di ogni tua sicurezza, annientando la tua stessa personalità. Le battute, le derisioni sprezzanti, l'aggressività subdola ti disorienta e non sai coglierne l’aggressività latente. Una violenza psicologica colma di derisione e ridicolizzazione, espresse anche in pubblico, annienta ogni possibilità di espressione, beffandosi dei tuoi punti deboli e mettendo in dubbio le tue capacità di giudizio e decisione.
Ogni scambio comunicativo un conflitto, e tu ne sei uscita sconfitta e destabilizzata.
Di fronte a tale situazione soccombi.
Dapprima ti sforzi di essere comprensiva, scusandolo per amore o ammirazione. Man mano si insinua nella tua mente il pensiero di essere l’unica a poterlo capire e aiutare, arrivando a giustificare tutto. Tu, vittima sacrificale nutri la speranza che lui cambi, che capisca la sofferenza che t’infligge e che se ne penta. Poi la tua resistenza e la capacità di opporti e reagire viene meno.
La violenza si trasforma lentamente in una ragnatela tessuta gradualmente nel corso del tempo. Il tuo sentimento prevalente è l’incapacità di reagire, è la paura. La paura immobilizza ed impedisce di scorgere immaginari e scenari diversi. Incatenata nelle maglie di un rapporto insano, manifesti il tuo disagio psicologico facendo “parlare” il corpo. L’immagine che ti simboleggia è un corpo femminile inerme, ripiegato su sé stesso.
Loro diventano despoti assoluti nel loro “regno”, e tu, rinchiusa nel tuo dolore, tra mura che si fanno troppo spesse per riuscire a far passare il messaggio di sofferenza, chiedi aiuto ma nessuno può ascoltarti perché i silenzi non hanno voce.
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