Perdere un figlio o una figlia è forse il dolore più
grande che possa toccare un essere umano. Quello che lascia senza parole e che
spezza il mondo. Quello per cui non esiste nemmeno un termine specifico.
Quando si perde un figlio o una figlia, nonostante la
vita continui, e debba continuare, si è devastati da un dolore senza senso,
senza ragione, senza fine.
Quello stesso dolore che solcava ieri il viso della
mamma di Valeria Solesin, Luciana Milana, e che le faceva tremare la voce.
Quello stesso dolore, però, che nemmeno per un istante ha portato questa madre
a lasciarsi andare alla scompostezza e al clamore.
«Porteremo sempre nel cuore nostra figlia nel suo
essere», ha dichiarato Luciana. «Quello che preme a me e a mio marito è il
ricordo di nostra figlia che era una persona meravigliosa», ha detto. «Una
figlia, una persona, una cittadina e una studiosa meravigliosa».
Ai genitori di Valeria, forse, non importa altro. Un
giorno si appurerà pure quello che è successo e si farà chiarezza. Ma non è
questo che conta. L’unica cosa che importa, a Luciana Milani e ad Alberto
Solesin, è il ricordo dell’essere meraviglioso della figlia. Un ricordo che
nemmeno per un istante li ha fatti cedere all’impulso di mettersi in scena o di
trasformare la propria sofferenza in uno show.
È così, molto probabilmente, che sono abituati a
vivere i genitori di Valeria. Con dignità. Con umanità. Con senso civico. Dando
a tutti noi una vera e propria lezione di civiltà. Proprio nel momento in cui
la violenza e il terrore di alcuni islamisti radicali vorrebbero imporre la
barbarie e farci dimenticare che ciò che rende possibile la convivenza umana è
l’accettazione reciproca e l’umiltà, questa famiglia reagisce al dolore più
grande ricordandoci che nessuno dovrebbe arrogarsi il diritto di rubarci la
nostra libertà di uomini, donne e cittadini.
Nelle loro parole non c’è alcuna volontà di suscitare l’altrui
empatia. Ma non c’è nemmeno quella di istigare alla vendetta. In un’epoca di
voyerismo, in cui si scrutano i visi e ci si riempie della sofferenza o
dell’odio altrui, talvolta solo per colmare il vuoto interiore che ci si porta
dentro, questa famiglia ci permette di capire che è solo costruendo una società
in cui ognuno possa vedere garantiti i propri diritti, tanto quelli civili e
politici, quanto quelli economici e sociali, che si potrà rendere omaggio a
Valeria, ricordandone non solo il lavoro universitario, ma anche quello accanto
ai barboni di Parigi.
Conoscere e attraversare la realtà nelle sue mille
sfaccettature, quindi. Senza cedere alla violenza del terrorismo che distrugge
e che, se alimentata dalla vendetta e dall’odio, non potrà mai venire meno.
Lo diceva già Freud: la violenza non potrà mai essere
eliminata del tutto, ma può essere contenuta. E l’unico modo per contenerla è
ricordarsi che non c’è umanità senza pudore e senza compassione.
Valeria Solesin
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.