Siamo come foglie,
posiamo su viali
sconosciuti,
a volte
leggermente,
altre invece
rovinandone l’integrità,
non tutti ci
calpestano.
Qualche angelo ci
raccoglie per la bellezza
e ci conserva in
una pagina di un libro,
qualcuno non
volterà mai pagina
per leggere il
seguito,
ma ti conserva
nella propria vita
come a volerne
scoprire il finale.
Ermes Mattielli, un uomo che in vita ha vissuto da «invisibile», ma la cui
«presenza», ora, da morto, pesa sulla coscienza di tutti. Nell''ultima intervista rilasciata da
Ermes le parole pronunciate, lette oggi, alla luce di questi ultimi
sviluppi, appaiono ancora più amare: «Ho una gamba di legno, ma neppure
l'invalidità minima. Vivo con l'orto, le galline. Mi hanno messo alla carità.
Andavo in giro con l'Ape a raccogliere rottami, sbarcavo il lunario. Adesso
devo pagare 135 mila euro. Ma chi li ha mai visti 135 mila euro? Io soldi non
ne ho, l'ho detto anche all'avvocato che non posso pagarlo. Vivo con poco più
di 100 euro, me li faccio bastare. Oggi ho mangiato quattro patate e due uova ».
Racconta Mattielli che ha visto una luce, ha sparato contro. Poi sono sbucati dal buio, erano a due metri da me, ho preso paura. In
dieci anni sono venuti venti volte a rubare. Vengono qui a rubare, da me che ho
una gamba di legno. Cosa dovevo fare? Datemi uno stipendio e io lascio
spalancate porte e finestre. Dovevano stare a casa loro, quei due. E non
sarebbe successo nulla. Ma erano padroni loro, i ladri. A me giudici e avvocati
hanno chiesto di patteggiare, ho detto: “neanche morto”. Lo Stato ha pagato il
legale ai nomadi che mi hanno derubato, ai ladri».
Questo è il Paese del contrario, dove il giusto è sbagliato, dove l'onesto
è disonesto, ma soprattutto dove non puoi difenderti da uno Stato latitante.
Addio Ermes, riposa in pace da uomo libero.
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