sabato 7 novembre 2015

Buon viaggio, Ermes



Siamo come foglie,
posiamo su viali sconosciuti,
a volte leggermente,
altre invece rovinandone l’integrità,
non tutti ci calpestano.
Qualche angelo ci raccoglie per la bellezza
e ci conserva in una pagina di un libro,
qualcuno non volterà mai pagina
per leggere il seguito,
ma ti conserva nella propria vita
come a volerne scoprire il finale.
 

Ermes Mattielli, un uomo che in vita ha vissuto da «invisibile», ma la cui «presenza», ora, da morto, pesa sulla coscienza di tutti. Nell''ultima intervista rilasciata da Ermes le parole pronunciate, lette oggi, alla luce di questi ultimi sviluppi, appaiono ancora più amare: «Ho una gamba di legno, ma neppure l'invalidità minima. Vivo con l'orto, le galline. Mi hanno messo alla carità. Andavo in giro con l'Ape a raccogliere rottami, sbarcavo il lunario. Adesso devo pagare 135 mila euro. Ma chi li ha mai visti 135 mila euro? Io soldi non ne ho, l'ho detto anche all'avvocato che non posso pagarlo. Vivo con poco più di 100 euro, me li faccio bastare. Oggi ho mangiato quattro patate e due uova ».
Racconta Mattielli che ha visto una luce, ha sparato contro. Poi sono sbucati dal buio, erano a due metri da me, ho preso paura. In dieci anni sono venuti venti volte a rubare. Vengono qui a rubare, da me che ho una gamba di legno. Cosa dovevo fare? Datemi uno stipendio e io lascio spalancate porte e finestre. Dovevano stare a casa loro, quei due. E non sarebbe successo nulla. Ma erano padroni loro, i ladri. A me giudici e avvocati hanno chiesto di patteggiare, ho detto: “neanche morto”. Lo Stato ha pagato il legale ai nomadi che mi hanno derubato, ai ladri».

Questo è il Paese del contrario, dove il giusto è sbagliato, dove l'onesto è disonesto, ma soprattutto dove non puoi difenderti da uno Stato latitante.
Addio Ermes, riposa in pace da uomo libero.





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