Sono un quaderno scritto a matita dove si può cancellare, riscrivere, colorare, pagine e pagine di storia. Sono come un semaforo tra virgole, punti esclamativi, puntini di sospensione e quando un punto di domanda è troppo invadente, soffocante, lo girano per trasformarlo in un manico d’ombrello per salvarsi da quei nubifragi improvvisi che flagellano, trascinando con sé ogni segno di di vita.
Sono una fodera bucata, dalla quale è scappata via qualche moneta,
un mazzo di chiavi, un po' di vita.
Sono quelle che si svegliano ogni mattina con la vita ricamata tra le ciglia e
consumata tra le piccole rughe. Sono quelle che inciampano anche se hanno studiato e letto tanto e poi vengono travolte dai vampiri di anime e diventano quelle sbagliate rischiando di farsi male. Sono fogli sparsi di un diario di vita che si raccontano nelle sere di pioggia, quando anche le gocce ormai sfinite consumano
lo sguardo fisso sui vetri di una finestra. Sono adulte che ogni sera si addormentano e tornano a sognare da bambine, sono bimbe che ogni giorno riempiono rughe donando al loro volto ancora qualche sbiadita dolcezza. Sono una parola che
le ha ferite, sono ciò che non volevano, un gesto dimenticato.
Sono silenzio, urla, lacrime sono nota muta su un pentagramma
interrotto, musica mai terminata, sono sguardo rivolto al mare, sono vento che
si nasconde tra i capelli, sono foglia d'autunno, sono sale sulla ferite.
Sono donne tra tante donne, geneticamente predisposte a fare più cose contemporaneamente, perché le donne sanno fare miracoli. Solo che, spesse volte, lo dimenticano.
Sono donne tra tante donne, geneticamente predisposte a fare più cose contemporaneamente, perché le donne sanno fare miracoli. Solo che, spesse volte, lo dimenticano.
E non importa quanto, e quanto a lungo, piangeranno,
accucciate nel buio della propria stanza. In quel momento, nel momento della disperazione più nera, sanno tenere la schiena dritta e la testa alta. Ed affrontano così
qualunque tipo di dolore.
Perché le donne conoscono la differenza tra orgoglio e
dignità. Hanno imparato da tempo quanto stupido possa essere il primo, ed
irrinunciabile la seconda.
Conoscono l'arte dell'ironia. La pericolosità
dell'intelligenza. La delicatezza di una femminilità che non cerca ostentazione
ad ogni costo. Il talento delle nevrosi. L'importanza della solitudine. La vergogna di chi non sa
piangere perché non ha più lacrime. La forza dirompente delle proprie, infinite, fragilità. La magnificenza
di un sorriso dato. E la nostalgia per un sorriso mai avuto.
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