martedì 23 febbraio 2016

Giorni senza musica




I giorni vissuti senza musica sono come una donna che non si trucca per andare al lavoro. La pelle del viso che si presenta nuda di fronte alla scrivania, alle incomprensioni con i colleghi, all'insalata scondita in pausa pranzo. Ho scelto di spegnere la musica perché di questo febbraio non voglio ricordarmi praticamente niente, perché quando vivo con la musica i giorni sono curati, delineati, ravvivati: mi ricordo, dei giorni con il volume alzato della musica, ed io ora voglio fare esattamente il contrario. 
Nei giorni vissuti con la musica tutto sembra avere una cornice, una giustificazione, si riescono a prendere decisioni, ad iniziare percorsi ascoltando canzoni, a riprendersi la libertà dai propri sbagli. Perché la musica mette le maiuscole alle circostanze, perpetuando un quotidiano inganno: non è vero niente invece, nella realtà non esiste una tristezza così netta e comprensiva e consistente come nei brani di Bosso, per dire, non è vero niente di tutte quelle maiuscole che ci mettiamo sulle labbra o attorno alle ciglia nei giorni vissuti con la musica. Non esistono decisioni, prese di coscienza, quando la musica è spenta, esistiamo soltanto noi, la nostra pelle illuminata da una lampadina a led di seconda mano, dai fari di un'auto, dallo schermo di un cellulare, e tutto sembra davvero molto più inerme, sterile, appuntato in malo modo. Come quando prendiamo note su un taccuino e tempo dopo, quando tutto è compromesso, andiamo a rileggerle per ricordarci come sarebbe dovuta andare, e invece non riusciamo nemmeno a distinguere la nostra stessa calligrafia. Giorni senza musica.

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