mercoledì 3 febbraio 2016

Chiedete scusa ad Altiero Spinelli

Matteo Renzi

Il poeta greco Giorgios Seferis, Nobel per la letteratura nel ’63, nella poesia “Rifiuto” scrisse: "Su di una spiaggia segreta bianca come una colomba morivamo di sete ma l’acqua era salata. Sulla spiaggia dorata scrivemmo il suo nome; ma venne bella la brezza dal mare e cancellò le parole. Con quale spirito, quale animo, quale desiderio e quale passione afferrammo le nostre vite: un errore! Così cambiammo le nostre vite". 
“L’uomo non deve essere un mero strumento altrui, ma un autonomo centro di vita”, così come si legge in quella pietra miliare che è stato il Manifesto di Ventotene, vergato da Altiero Spinelli, padre dell’Europa.  
Gli spunti dei padri fondatori dell’Unione, Spinelli, Adenauer, De Gasperi, Schuman sono stati traditi da una classe dirigente inetta e irresponsabile che ha prodotto regole uguali per Paesi ancora diversi, un’unione monetaria prima che politica, la farsa di commissari ad hoc che non si occupano delle materie per le quali sono stati nominati.
Ecco, il cambiamento in questa Europa azzoppata non ci sarà a breve se continueranno a non esserci statisti, idee lungimiranti, atteggiamenti esemplari, perché un buon esempio, quasi sempre, è meglio di mille leggi.
Matteo Renzi e Dario Franceschini sabato scorso erano a Ventotene, e il premier si è ripromesso di restaurare il carcere di Santo Stefano entro il 31 agosto 2017, centenario della nascita di Altiero Spinelli. Solo che il centenario c’è già stato, perché Spinelli è nato nel 1907. Per un errore del genere qualcuno pagherà, probabilmente Wikipedia. 
Con ammirevole e stupefacente coerenza, si è proposta l'ennesima fiction infelice e di esternazioni imbarazzanti, il premier ne ha ormai colmi gli armadi. Però stavolta è diverso, e per certi versi più spiacevole.
Il tema ispirava empatia e rispetto. In scena c'era la storia di Altiero Spinelli, politico e scrittore che intuì per primo la magnificenza di un'Europa grande e libera. Non soltanto la storia di un pensatore, dunque, ma la meraviglia di un irriducibile tra le violenze della Seconda guerra mondiale.
Gli amici del protagonista, tra cortei dissacratori, gli chiedono: «Altiero, dove vai?».
E lui risponde, con aria ispirata: «A sognare…».



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