Non amava i luoghi affollati. Evitava ogni tipo di situazione che lo faceva trovare in un posto dove vi era una moltitudine di gente, la calca, il non
potersi muovere o fermarsi, il chiacchierio di sottofondo per non parlare dei
toni alti e le urla della gente che lo infastidivano. Niente spiagge affollate,
bar o ristoranti movimentati, musei o luoghi d'arte, gli piaceva potersi confondere con il silenzio e l'atmosfera che un
luogo richiama. Piccole osterie, bar dal sapore antico, piccole insenature di
mare, la ricerca di quello spazio vitale solo suo dove poteva liberare
pensieri, scaricare emozioni, dove poteva tornare all’idea
primordiale dell'io. Ma c'erano posti che gli piaceva osservare. Erano quei luoghi
di partenza, una stazione, un porto. Gli piaceva
guardare la gente indaffarata a controllare orari di partenze e arrivi, vedere
teste che sporgevano per scrutare l'arrivo di un parente, di un amico. Tutto
questo rumore, questo parlare di sottofondo gli arrivava attutito, perso
nell'osservare questo mondo d’arrivi e partenze, attese e abbracci.
Gli piaceva
osservare la gente, nella loro diversa e contrapposta indifferenza dove il cibo non era amore per il prossimo, ma una spirale pericolosa soffiata velatamente su quella candelina che ha illuminato i volti noti e ha cancellato quelli senza nome. Solo tu potevi trovare il punto esatto dove il fuori e il dentro potevano toccarsi
senza farsi male.
La vita ti è stata maestra, la morte compagna del tuo ricordo mai dimenticato.
La vita ti è stata maestra, la morte compagna del tuo ricordo mai dimenticato.
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