domenica 2 agosto 2015

E' la mattina del 2 agosto 2015



Ci sono storie che fanno male, fanno male a chi le ascolta, ma soprattutto a chi le ricorda e le racconta, sono ferite che non si rimarginano, ma che si riaprono sempre ad ogni immagine ad ogni parola ad ogni ricordo che le riportino a galla. Quelle fotografie parlano e sono come fotogrammi di un film, è come se le immagini si muovessero con una sequenza nella moviola della vita  ed in questo lento ed inesorabile destino ti senti potenziale  bersaglio di una scheggia impazzita. Sì, perché le bombe nelle stragi non scelgono, non scelgono il tuo nome,  non conoscono la tua identità, né la tua storia. Scelgono di uccidere e basta. Diventi un pezzo della storia oscura e maledetta di questo Paese, è come se uno scrittore  ti catapultasse nel suo romanzo e tu non ne sai niente, non conosci la trama, lo stile, il messaggio. Sei  solo un personaggio finito lì per caso in uno dei capitoli più terrificanti della nostra storia collettiva.
E poi,  inconsapevolmente diventi testimone di un frammento di storia da raccontare ai tuoi figli,  alle nuove generazioni narrando l'orrore, ma anche la dignità di quelle vittime inconsapevoli: la "voce" di un Paese ferito da uno degli episodi più tragici della nostra storia recente che ancora adesso resta, almeno in sede giudiziaria, senza un mandante e senza un perché.






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