Sono caduta, sono caduta in una trappola. Ho annaspato e
lottato e ho cambiato pelle per uscirne. Restano le cicatrici, ferite
rimarginate. In superficie. E a volte fanno malissimo. Perché si animano,
improvvise, come zombie. Invadono, investono, esondano e coprono il presente. Non le
annulli, semplicemente. Il cervello vede il passato, lo riconosce in una frase,
in un gesto, in uno sguardo, in un silenzio qualsiasi. E decide che stai
rivivendo quel pensiero. Il problema è che non te ne accorgi. A te sembra un
pensiero assolutamente razionale e sai solo che hai paura. Hai paura, perché in fondo quella frase lì, quell’azione lì, quel silenzio lì, tu sai
esattamente cosa significano. E così
diventa normale avere paura. E di notte, magari, ti svegli sudata e
risenti forte il profumo acre della paura che ti si appiccica
letteralmente addosso.
E spesso nasconde, in
fondo, una cellula che è terribilmente infestante che è pericolosissima, perché se non conosci
i tuoi confini non puoi capire se ti sta invadendo. E rischi di farti male.
Il passare del tempo dovrebbe lenire
certi ricordi rendendoli trasparenti come acquarelli che al primo sguardo non
ne vedi il disegno, ma se ti soffermi un attimo in più scorgi un ruscello
dall'acqua quasi trasparente. Certi ricordi tornano alla mente per scendere al
cuore e in quel tragitto breve eccoli ritornare chiari e vivi nei loro colori. Conosciamo
la fatica di rincorrere un sogno, conosciamo la paura di poterlo perdere,
sappiamo quanto dolore a volte ci costa realizzarlo, ma non siamo preparati ad
essere sorpresi da un sogno senza neppure averlo pensato.
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