Era la mattina del 2 agosto del 1980, avevo ventidue anni e scrissi questa poesia
STRAGE
Lettighe di morte fra le ombre di una caldo asfissiante.
Senso di amaro tra le mani insanguinate,
tra croci di legno.
Secchielli, zaini, palette squarciati, dilaniati.
Motivetti interrotti da megafoni di morte.
Il gelo di un Agosto stroncato
sulle soglie della follia.
Programmi di vacanze deviati da un'alba di fuoco.
Sul sangue non si può rimanere inermi.
Le teste stroncate dal corpo
scivolano tra corpi lacerati.
La Vita profanata,
bimbi sorpresi nel gioco,
madri invocanti.
"Una strage di Stato"?
Centinaia di morti lanciati
come un pugno di polvere
in un mare di sangue.
Una bomba, un ordigno,
un solo individuo, una complicità
bastano a farci saltare in aria?
Non vi pago per inorridire,
ma inorridisco vedendo voi,
poltrone insudiciate dal fango del potere,
dalla melma dei vostri volti.
Un solo appello,
guardatevi dentro, imprecherete!
Ettorina
Non ho più ventidue anni e ancora oggi scriverei la stessa poesia
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