sabato 23 maggio 2015

Orfano di Giustizia


Giovanni Falcone



La vita è stata per te una breve corsa ad ostacoli che ogni giorno hai affrontato con fatica e sulle ali dell'entusiasmo mirando a raggiungere i tuoi piccoli, grandi traguardi. 
Sono stati percorsi perfetti, altri con piccole sfumature incolori, in alcuni hai inciampato ma sei stato sempre pronto a ripartire.
Ma a volte ci sono state cadute dalle quali difficilmente ti sei potuto rialzare, la vita ti ha messo ai piedi un paio di scarpe e ti ha costretto a seguire una strada prestabilita che non ti ha dato la possibilità di decidere dove andare e cosa fare. La tua morte è stata un dolore indefinibile, la tua morte e quella di Paolo sono stati dolori di disumana natura. Siamo orfani di un'eredità di giustizia. Ed è lì che ti rendi conto che la vita stessa si è portata via un pezzo di noi per non restituircelo più e ci costringe a rifletterci nello specchio del dolore. Cosa resta nell'anima è difficile descriverlo, le mani stringono rabbia, gli occhi mirano in basso senza più luce. E allora ci si sente dei superstiti di una guerra senza nome, dei “condannati alla morte" della giustizia.
Succede. Succede che ci si siede sul tempo e si aspetta. Si aspetta un evento che modifichi le nostre  giornate o semplicemente i nostri pensieri. Stiamo lì fermi sul tempo che non ha tempo d’aspettare e inesorabile continua il suo ticchettio d’orologio. Seduti sulla lancetta che segna il passare dell’ora, attendiamo. Il momento più culminante dell’attesa è aggrappato insieme alle nostre mani a quel passare del tempo cercando di non sprofondare nell’assenza totale di un niente. Ci teniamo attaccati ai sogni, alle speranze, alle idee, persino  a qualche pensiero per non perderti in quel ticchettio del tempo che come nuvole senza filo chissà dove finirebbero. Stiamo appesi con le gambe penzoloni nel vuoto dell’attesa. E così ogni giorno arriva la vetta e il burrone.
I giorni passano, gli anni si consumano come vestiti logori; e guardiamo questi anni per comprendere se potevamo fare qualcosa, se oltre l’attesa c'era un movimento, un gesto, un passo che avrebbe potuto evitare la falce inesorabile della morte. Forse non c’era nulla che potevamo fare, solo stare seduti sulla lancetta del tempo e insieme con altri viaggiatori lasciarci consumare i giorni da quel lento ticchettio della vita nella speranza che arrivati allo scoccare del punto opposto del cielo tutto non scivoli nell'abisso del nulla …






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