mercoledì 22 aprile 2015

Mi hanno rubato l'anima




Sono in gabbia, non in una gabbia dorata. Una gabbia che non conosce compromessi, non accetta il male per eludere il bene. Sono in una gabbia che solo i miei principi, sì i miei principi, i miei valori conoscono. Quelli che hanno scritto i miei genitori a lettere cubitali. Che hanno fatto del loro vivere un ragione e non hanno scelto il compromesso per sopravvivere, ma la lealtà che oggi non riesco ad individuare in alcuno dei miei interlocutori. Sto scrivendo pigiando i tasti del mio computer con una forza anomala, superiore, quasi a voler far penetrare ogni lettera dei miei scritti in ogni ansa del cuore di chi mi ascolta, di chi  abbia un cuore pulsante.
Mi sembra di vivere su un pianeta alieno, non può essere così, non può esistere un mondo parallelo che non abbia sentimenti. Il male che pervade, che inebria e che incoraggia gli animi dei  perfidi, dei diabolici.
Non mi riconosco in questo mondo, in questo schifo di mondo. Sarò io un’aliena? Sarò io un essere virtuale? Non lo so, non so più chi io sia. Forse è solo che non mi riconosco in questo  ruolo. Il ruolo? Cos’è il ruolo? Nulla, se non  l’esistenza di ogni essere umano che sceglie di vivere e non di soccombere a questa putrefazione dell’animo. Sì, perché quando non si hanno più principi, né valori, né stima di se stessi, siamo già morti , seppelliti dai detriti del contagio dell’interesse fatto cardine di ogni cosa. E noi … schiavi del consumismo, dell’apparire dell’ immagine stereotipata siamo lusingati, perché ciò che conta è apparire e non essere. Essere individuo in una società che ci identifica con codici e numeri è alienante, ed è l’alieno che si nasconde nel prossimo che deve terrorizzarci.

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