lunedì 23 maggio 2016

L'eredità del giudice Falcone


In memoria di
Giovanni Falcone

 23 maggio 2016
  Anniversario
della strage
di CAPACI

" Si muore generalmente perché si è soli o perché
si è entrati in un gioco troppo grande.
Si muore spesso perché non si dispone delle necessarie alleanze,
perché si è privi di sostegno.
In Sicilia la mafia colpisce i servitori dello Stato che lo Stato
non è riuscito a proteggere."

Giovanni Falcone


"A Giovanni"
Poesia dedicata alla memoria di Giovanni Falcone

Il magistrato antimafia di Palermo, Giovanni Falcone, nel corso della sua ultima intervista pubblica rilasciata a "Babele" , la trasmissione televisiva di Corrado Augias, in onda su Rai tre sosteneva con amarezza che "per essere credibili bisogna essere ammazzati".
Una credibilità che, per l'appunto, una buona parte del mondo politico gli aveva riconosciuto solo dopo il suo martirio... perché quando era ancora in vita lo stesso giudice siciliano, padre del maxi-processo contro Cosa nostra del 1987 e principale protagonista del pool antimafia dei magistrati di Palermo, aveva subito non pochi attacchi dalla classe politica (si pensi alle polemiche innescate contro di lui da Salvatore detto 'Totò' Cuffaro e Leoluca Orlando) e da alcuni settori dello stesso Consiglio Superiore della Magistratura, che ne ostacolarono le mosse fino all'ultimo.



GiovannoFalcone, la risposta di un eroe


Giovanni Falcone risponde a due domande.
Lo sguardo del magistrato siciliano vale ancor più delle sue parole, soprattutto negli attimi successivi alla terza domanda.
Sembra che alla terza domanda stia ancora pensando alla sua seconda risposta.


Funerali degli Agenti di scorta del giudice Falcone


25 maggio 1992 - Nel Duomo di Palermo si svolgono i funerali del giudice Giovanni Falcone, di sua moglie , Francesca Morvillo , e degli uomini della scorta , i tre agenti Antonio Montinaro, Vito Schifani, Rocco Di Cillo, uccisi dalla mafia.
I palermitani onesti -- i cittadini onesti di tutta la Sicilia -- chiedono di entrare in chiesa per i funerali del giudice simbolo della lotta ala Mafia massacrato a Capaci da un commando di Cosa Nostra, forse ispirato da qualcuno all'interno degli apparati dello Stato.
Questo è il sentire comune... e i palermitani, i politici e gli uomini degli apparati dello Stato non ce li vogliono ai funerali.
La folla sottolinea con applausi o con fischi , ed anche sputi, l' arrivo di quelle personalità politiche che hanno preferito entrare nella basilica di San Domenico dalla porta principale.
"Buffoni-buffoni", "Giustizia-giustizia", "Fuori la mafia dallo Stato", "Falcone- Falcone", sono gli slogan più ripetuti.




Io vi perdono, però vi dovete mettere in ginocchio...
Rosaria Schifani

« Io, Rosaria Costa, vedova dell'agente Vito Schifani -- Vito mio -- battezzata nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, a nome di tutti coloro che hanno dato la vita per lo Stato -- lo Stato... -- chiedo innanzitutto che venga fatta giustizia, adesso. Rivolgendomi agli uomini della mafia, perché ci sono qua dentro (e non), ma certamente non cristiani, sappiate che anche per voi c'è possibilità di perdono: io vi perdono, però vi dovete mettere in ginocchio, però, se avete il coraggio... di cambiare... loro non cambiano ... se avete il coraggio... di cambiare, di cambiare, loro non vogliono cambiare loro...di cambiare radicalmente i vostri progetti, progetti mortali che avete.
Tornate a essere cristiani. Per questo preghiamo nel nome del Signore che ha detto sulla croce: "Padre perdona loro perché loro non lo sanno quello che fanno". Pertanto vi chiediamo per la nostra città di Palermo che avete reso questa città sangue, città di sangue...
Vi chiediamo per la città di Palermo, Signore, che avete reso città di sangue -- troppo sangue -- di operare anche voi per la pace, la giustizia, la speranza e l'amore per tutti. Non c'è amore, non ce n'è amore, non c'è amore per niente. »




Lettera di Rosaria Schifani al figlio Emanuele

"Amore mio, Antonino Emanuele, il tuo papà ti ha amato per quattro mesi, i primi della tua vita, gli ultimi della sua... Papà non c'è più perché l'ha ucciso la mafia, una sera di maggio, con un micidiale ordigno azionato per eliminare un giudice buono che lui difendeva, Giovanni Falcone... Vorrei spiegarti cos'è la mafia, ma prima debbo capire io... Ho cercato la verità, la meta è ancora lontana... E io vorrei vincere. Per te, amore mio". Poi la lettera pubblica, la lettera ai nemici. "Dico a voi, mafiosi, convinti di essere i padroni della vita e della morte senza capire che siete solo cadaveri in cammino verso l'inferno, colpevoli davanti a Dio e colpevoli davanti agli uomini per aver distrutto le vostre stesse esistenze, per aver trasformato in un campo di guerra la terra dei vostri figli spargendo odio, tanto odio, come quello esploso il 23 maggio 1992 nella strage dell' autostrada dove, per uccidere Giovanni Falcone, avete commesso l'errore più grande, perché tappando cinque bocche, ne avete aperto cinquanta milioni, come hanno scritto i bambini, i compagni di scuola dei vostri figli...". "Dico a voi politici dalla faccia sporca. Siete voi lo Stato? A cosa lo avete ridotto?". "Dico a voi, donne della mafia, madri snaturate che vendete a Satana le coscienze dei vostri figli in cambio di effimere comodità...". "Voi mafiosi, voi corrotti siete nei guai, braccati nelle vostre stesse case, perché i vostri figli, guardandovi negli occhi, faranno scattare l'odio per il padre". "Io invito al perdono... ma chiedo alle belve di inginocchiarsi e agli uomini di agire per fare vera giustizia".









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