A volte siamo solo una storia da raccontare in quei giorni senza
identità, ci possiamo specchiare in particolari e sfiorare i contorni dei
ricordi narrati e a volte sopiti, addormentati, ma mai dimenticati.
I ricordi si tengono stretti per mano e diventano nuvole in questo
scorcio di primavera, siedono sui gradini delle parole perdute, riposano in un
cassetto, nascosti nell’angolo più oscuro per non essere ritrovati.
Si fanno accarezzare dalle pieghe di una biancheria sbiadita dal tempo illuminati da ricami delicatamente colorati. Si confondono tra gli aloni
che ingialliscono nel loro inutile ed esasperato vivere.
A volte escono alle prime luci dell’alba per farsi illuminare da
una tiepida luce profumata dagli scaffali polverosi, anonimi e
dimenticati.
I ricordi giocano con le stelle, danzano con le meteore, incidono
le loro iniziali sui cuori, ti fissano negli occhi, ti incrociano, ti
riconoscono e ti inseguono, non si fanno dimenticare.
Si nascondono nei dischi in vinile, nelle bobine di un vecchio registratore, in un baule, in una foto di gruppo, nei libri di scuola. Vorrei salvarli tutti ma sono stanchi e vogliono tornare nella loro casa, nella nostra casa.
Si nascondono nei dischi in vinile, nelle bobine di un vecchio registratore, in un baule, in una foto di gruppo, nei libri di scuola. Vorrei salvarli tutti ma sono stanchi e vogliono tornare nella loro casa, nella nostra casa.
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