sabato 27 agosto 2016

Mi chiamo Marco, ho otto anni e vivo a Pescara del Tronto



Mi chiamo Marco, ho otto anni e vivo a Pescara del Tronto. Siamo in 135 nel mio paese. Ma ora che è estate siamo solo un centinaio. Io vivo con papà, mamma e Alice, che la cicogna ci ha portato per Pasqua. Noi siamo rimasti qui, quest'anno niente vacanze dai nonni.
Perché papà ha speso troppo per costruire una casa. Ha detto che era il suo sogno. E che in quella vecchia con Alice non ci stavamo più. Ho scelto tutto io. La cucina, il televisore, le piastrelle. La cameretta di Alice invece no. Io ci avrei messo il letto di Spiderman, ma mamma non ha voluto. Ha detto che basta quello nella mia stanza. Mamma, quello è Batman. Vabbhè.
Quindi restiamo qui, e a Nizza dai nonni ci torniamo l'anno prossimo.
Poi mamma ha paura di morire. Dice che a Nizza ci sono i cattivi che uccidono. E che a Pescara del Tronto invece non trovi neanche un bar, figurati i cattivi. Papà la prende in giro. Ripete sempre 'Tutto può succedere'.

Mi chiamo Marco, ho otto anni e vivo a Pescara del Tronto. Stanotte la casa ha iniziato a tremare. Ciottoli e mattoni hanno iniziato a crollare dal soffitto. Per un attimo ho sperato che Batman si svegliasse dal cornicione del mio letto e mi portasse in salvo. Ma è arrivato papà, altro che supereroi. Mi ha preso in braccio e si è precipitato giù. Marco, corri in piazza e fermati alla fontana. Non ti muovere da lì. Io vado a prendere mamma e Alice.
Ho cominciato a correre.
Buio. Paura. E tante, tante lacrime.

Mi chiamo Marco, ho otto anni e vivo a Pescara del Tronto. In una tenda.
Nel mio paese eravamo in 135. Ma tre ora sono in cielo. Sono Alice, mamma e papà.
Aveva ragione il mio supereroe.
Tutto può succedere...



giovedì 25 agosto 2016

La luce, dopo il buio di un'alba inquieta


“Si sta come
d’autunno
sugli alberi
le foglie" 

Giuseppe Ungaretti 






Il cratere


Dedicata ai sopravvissuti al buio funesto di un terremoto.
Dedicata a chi sta raccogliendo i pezzi della propria vita in frantumi.
Dedicata a chi, intrappolato tra le macerie, cerca la luce o la pace.
Dedicata al silenzio assordante, alle voci invocanti di bimbi, alle grida dei genitori.
Dedicata a chi non si arrende alla ricerca di corpi ancora in vita.
Dedicata a coloro che hanno trovato la pace eterna.
Dedicata a noi, inconsapevoli sopravvissuti, 
perché le catastrofi ci insegnino ad interrogarci
 e a dare risposte dignitose alle ferite di questa terra.

venerdì 19 agosto 2016

La regata più bella

Santiago Lange

A 54 anni e dopo un tumore, Santiago Lange rischiava di non partecipare più ai Giochi. Invece ha vinto il primo oro olimpico alla sua sesta partecipazione



Ha vinto diverse volte Santiago Lange, medaglia d’oro assieme a Cecilia Carranza in Nacra17, categoria debuttante nella vela ai Giochi Olimpici di Rio. Il suo è un oro che arriva dopo 12 gare preliminari e una “medal race”, in cui la coppia argentina non è andata particolarmente bene, ottenendo un solo punto nella classifica finale sulla barca australiana. Santiago ha vinto perché a 54 anni è il più anziano velista a Rio e uno dei più vecchi atleti di tutte le Olimpiadi. Vince perché sotto il podio a festeggiare con lui c’erano i figli Yago e Klaus, anche loro in gara a Rio nella categoria 49er. E ha stravinto perché meno di un anno fa, il 22 settembre (giorno del suo compleanno), Lange entrava in una sala operatoria a Barcellona per asportare un tumore maligno che minacciava di portarsi via i suoi polmoni. Gli hanno asportato quasi interamente quello sinistro e gli hanno raccomandato riposo per almeno due mesi; tempo una settimana ed era già in palestra, un mese dopo sulla barca per continuare la preparazione.


Dopo due bronzi ad Atene e Pechino conquistati assieme a Carlos Espinola, Lange aveva deciso di smettere. Architetto navale, aveva iniziato a lavorare con altri team di vela per aiutare a perfezionare l’aerodinamica delle barche. Un piede a Buenos Aires, un altro in giro per il mondo, con base a Barcellona. Poi la federazione internazionale di vela ha deciso di varare la nuova categoria Nacra, una barca leggera e particolarmente veloce, inaugurando allo stesso tempo una nuova frontiera, la coppia mista olimpica. Sono quelle cose che capitano quando devono succedere, l’occasione ideale per ricominciare, perché la vela è difficile da abbandonare. Santiago decide di fare coppia con la promettente Cecilia Carranza, 24 anni più giovane di lui dodicesima a Pechino, ventunesima a Londra. Lui di Buenos Aires, lei della calcistica Rosario, si qualificano per le Olimpiadi in casa, in una gara del circuito mondiale che si svolge sul Rio de la Plata.
Per Cecilia, Lange è un punto di riferimento. Quando lei non era ancora nata lui già navigava, si butta con entusiasmo nella nuova avventura, accettando il ritmo stacanovista e professionista del suo nuovo compagno. Tutto sembra filare per il verso giusto, ma a metà dell’anno scorso Santiago scopre di avere un piccolo tumore al polmone. Deve sottoporsi a controlli periodici, l’evoluzione è imprevedibile. Nel giro di un paio di mesi il responso dei medici è tassativo; bisogna fermarsi ed operarlo, prima che sia troppo tardi. Santiago capisce che non può non farlo ma dice fin da subito che, se l’operazione sarebbe andata bene, i tempi di recupero li avrebbe decisi lui. Non vuole interrompere la corsa per Rio, dopo aver disputato cinque edizioni dei Giochi non vuole perdersi la prima Olimpiade in Sudamerica. Compie 54 anni sotto i ferri e rinasce. In novembre fa già freddo a Barcellona, prende le valige e si trasferisce a Rio.

Abbey e Nikki simbolo dell'Olimpiade



Un gesto di altruismo e solidarietà che ha fatto il giro del mondo in pochi minuti e che è diventato l'emblema di questi giochi olimpici. A regalarlo sono state l’americana Abbey D’Agostino e la neozelandese Nikki Hamblin. Protagoniste sulla pista azzurra dello stadio intitolato all’ex presidente della Fifa, Joao Havelange.

Il tutto è accaduto nella seconda serie del turno preliminare dei 5000 metri. Nel finale di gara il gruppo ha rallentato in maniera brusca, le due atlete si scontrano fortuitamente, e sono cadute a terra. Prima la Hamblin, poi la D’Agostino che nella caduta ha appoggiato male il piede con conseguente torsione del ginocchio destro. La 24enne di Topsfield nel Massachusetts si è rialzata, è tornata indietro ed ha aiutato l’avversaria a rialzarsi incitandola a proseguire. 


Le due si sono aspettate, continuando a correre insieme zoppicando, ma l'atleta a "stelle e strisce" non ce l'ha fatta, è ricaduta altre due volte. Abbey allora è stata aiutata dalla 28enne inglese di nascita ma neozelandese d’adozione che l'ha sorretta e cosi sono riuscite a tagliare il traguardo quasi simultaneamente. Le due si sono strette in un lungo abbraccio e nonostante l'arrivo ben lontano dalle prime sono state comunque ripescate a ammesse al turno successivo per decisione della giuria.