giovedì 28 settembre 2017

Terracina ed il suo eroe




Gabriele Orlandi

Ti è rimasta un po' di malinconia negli occhi, non farla andar via, per la felicità c'è tempo. Si sopravvive a tutto e si vive lo stesso. Solo un po' meno, sopravvissuti e soli. 
Vedessi che cielo indeciso, diviso a metà tra la voglia di resistere e quella di arrendersi e sgretolarsi fin quaggiù. Non credere mai di essere altro dal cielo, dal mare, dal fuoco. Noi siamo solo attimi di un respiro eterno.
In cielo c'era una nuvola come una freccia, peccato il maestrale l'abbia disfatta. Chissà dove ti stava chiedendo di andare...
Sai benissimo cosa fare eppure lasci che si muova nell'aria a dirigere il vuoto di un'orchestra immaginaria. E poi vedi la stanchezza, la forza, il tempo che corre, le immagini che si sovrappongono, la meraviglia di essere umani.
La difficoltà di trovare un'acqua veramente trasparente, di quelle che puoi vedere il fondo e vedere tutta la vita che c'è.
Gli sguardi persi nel vuoto sono dediche involontarie come quelle fotografie che non guardi più, ma che disegni e ridisegni continuamente nella memoria.
Il sorriso e l'abbraccio scompaiono dopo il click e precaria appare anche la paura.
Dopo l'inquietudine del cielo restavano a galla sul mare i profumi azzurro e smeraldo della quiete..
Parole come ponti di corda sfilacciati tra i silenzi. Non è la tempesta a spaventare, è il silenzio dell'attimo dopo.
L'incredulità ha gli occhi lucidi di chi ha il cuore inchiodato all'ultimo istante, ma guarda altrove. E nel silenzio sii mare profondo...

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