domenica 27 agosto 2017

Genet

Un poliziotto in tenuta antisommossa e una donna eritrea di nome Genet
 in piazza Indipendenza a Roma, durante lo sgombero



Oggi su molte prime pagine dei giornali italiani c’è l’immagine di un poliziotto in tenuta antisommossa con le mani appoggiate ai lati della faccia di una donna nera. La foto è stata scattata ieri mattina a Piazza Indipendenza, a Roma, dal fotografo dell’Ansa Angelo Carconi: mostra un momento dello sgombero forzato di circa 150 migranti, prevalentemente rifugiati e richiedenti asilo, che si erano accampati vicino alla stazione Termini dopo essere stati precedentemente sgomberati da un palazzo di via Curtatone, sempre a Roma. È un’immagine molto intensa e diversa dalle altre scattate durante lo sgombero, durante il quale la polizia ha usato degli idranti su persone che stavano dormendo e che si erano appena svegliate, prima di caricarle e colpirle.





Cartoni ha raccontato di avere scattato la fotografia verso le 8 di mattina. Poco dopo che la polizia aveva provato il primo sgombero, diverse persone avevano provato a rientrare nella piazza, tra cui Genet, la donna eritrea di circa quarant’anni ritratta nella foto. Carconi ha detto: «Il poliziotto si è avvicinato e sembrava volere rassicurare la donna, che stava piangendo e provando a passare attraverso i blocchi». Il poliziotto, con la visiera del casco sollevata, ha poi preso tra le sue mani le mani della donna e le ha accarezzato la faccia. Dopo quella scena la stessa donna è stata vista urlare contro la polizia, e poi sono ricominciati gli scontri.






Maria Egizia Fiaschetti del Corriere ha intervistato il poliziotto ritratto nella foto, identificandolo solo con le iniziali N.G. Il poliziotto, che è di Sulmona (provincia dell’Aquila), ha 48 anni e da 28 in servizio al reparto Mobile di Roma,  ha detto: «Dopo la prima carica le donne sono tornate nei giardini. Piangevano disperate, temevano di finire in strada e di non riuscire a trovare un’altra sistemazione. Mi sono avvicinato a una di loro e l’ho accarezzata per rassicurarla che le avrebbero trovato un posto dove stare. I miei colleghi, anche se nelle immagini non si vede, hanno fatto lo stesso». 




domenica 20 agosto 2017

L'innocenza della Rambla




Sono il bimbo senza nome che è stato ucciso sulla Rambla della città di Barcellona, indossavo abiti occidentali e un paio di scarpe da tennis blu come il cielo d’estate.

Venerdì sera mi avete rubato la vita, l'amore per la vita. Avevo tre anni appena e non conoscevo l’odio. Non so chi siete e non voglio saperlo. 
Se questo Dio per il quale ciecamente uccidete ci ha fatto a sua immagine, ogni ferita mortale nel mio corpo sarà una ferita nel cuore dell'Umanità.
Perciò non vi farò questo regalo di odiarvi. Sarebbe cedere alla stessa ignoranza che ha fatto di voi quello che siete. Voi vorreste che altri bambini avessero paura, che guardassero gli adulti con diffidenza, che sacrificassero la loro libertà per la sicurezza. Ma la vostra è una battaglia persa. 
Ero bello, bello come quando sono nato appena tre anni fa. I miei genitori sono devastati dal dolore, vi concedono questa piccola vittoria, ma sarà di breve durata. Io li accompagnerò per tutti i giorni che seguiranno e ci ritroveremo in quel Paradiso di anime libere nel quale voi non entrerete mai. 
Mamma e papà sono soli, ma sono più forti di tutti gli eserciti del mondo. Non ho altro tempo da dedicarvi, devo andare a giocare… come ogni giorno, libero e felice.