Un poliziotto in tenuta antisommossa e una donna eritrea di nome Genet
in piazza Indipendenza a Roma, durante lo sgombero
Oggi su molte prime pagine dei giornali italiani c’è l’immagine di un poliziotto in tenuta antisommossa con le mani
appoggiate ai lati della faccia di una donna nera. La foto è stata scattata
ieri mattina a Piazza Indipendenza, a Roma, dal fotografo dell’Ansa
Angelo Carconi: mostra un momento dello sgombero forzato di circa 150 migranti, prevalentemente rifugiati e
richiedenti asilo, che si erano accampati vicino alla stazione Termini dopo
essere stati precedentemente sgomberati da un palazzo di via Curtatone, sempre
a Roma. È un’immagine molto intensa e diversa dalle altre scattate durante lo
sgombero, durante il quale la polizia ha usato degli idranti su persone
che stavano dormendo e che si erano appena svegliate, prima di caricarle e
colpirle.
Cartoni ha raccontato di avere scattato la fotografia verso le 8 di mattina. Poco
dopo che la polizia aveva provato il primo sgombero, diverse persone avevano
provato a rientrare nella piazza, tra cui Genet, la donna eritrea di circa
quarant’anni ritratta nella foto. Carconi ha detto: «Il poliziotto si è
avvicinato e sembrava volere rassicurare la donna, che stava piangendo e
provando a passare attraverso i blocchi». Il poliziotto, con la visiera del
casco sollevata, ha poi preso tra le sue mani le mani della donna e le
ha accarezzato la faccia. Dopo quella scena la stessa donna è stata
vista urlare contro la polizia, e poi sono ricominciati gli scontri.
Maria Egizia Fiaschetti del Corriere ha intervistato il poliziotto ritratto nella foto, identificandolo solo
con le iniziali N.G. Il poliziotto, che è di Sulmona (provincia dell’Aquila),
ha 48 anni e da 28 in servizio al reparto Mobile di Roma, ha detto: «Dopo la
prima carica le donne sono tornate nei giardini. Piangevano disperate,
temevano di finire in strada e di non riuscire a trovare un’altra sistemazione.
Mi sono avvicinato a una di loro e l’ho accarezzata per rassicurarla che le
avrebbero trovato un posto dove stare. I miei colleghi, anche se nelle immagini
non si vede, hanno fatto lo stesso».