Charlie Gard
Charlie Gard sarà sedato e poi gli staccheranno il respiratore. Succederà in quel maledetto ospedale londinese, perché i medici hanno negato ai genitori l’autorizzazione per portarlo a casa a morire (si sarebbero pagati per conto proprio ogni spesa di assistenza e trasporto). Succederà tutto rapidamente, senza lasciare il tempo ai parenti di arrivare e dare l’ultimo saluto.
Quanta fretta! Secondo i genitori, Charlie non stava peggiorando. Volevano solo provare una cura sperimentale. Magari avrebbe funzionato e sarebbe sopravvissuto. Certo difficilmente sarebbe tornato perfettamente sano, ma un po’ sarebbe vissuto. A loro bastava.
La CEDU si era presa tre settimane per rispondere al ricorso, ma ha risposto in tre giorni.
Uccideranno un bambino vivo, non morente, non agonizzante.
Quanta fretta! Secondo i genitori, Charlie non stava peggiorando. Volevano solo provare una cura sperimentale. Magari avrebbe funzionato e sarebbe sopravvissuto. Certo difficilmente sarebbe tornato perfettamente sano, ma un po’ sarebbe vissuto. A loro bastava.
La CEDU si era presa tre settimane per rispondere al ricorso, ma ha risposto in tre giorni.
Uccideranno un bambino vivo, non morente, non agonizzante.
Solo una madre, seduta accanto ad un lettino, tra fili e tubi, sa cogliere le sfumature del respiro, gli affanni aumentati o diminuiti, la forza che torna o se ne va. Non bastano le cartelle cliniche, i monitor, gli esami. Serve lo sguardo assiduo di una madre.
Il motivo sta tutto nei genitori, Connie e Chris hanno avuto qualcosa di speciale, una forza sovrumana, una caparbietà impensabile, un’aurea eroica. Non può essere un caso.
Nel desiderio del proprio cuore c’era un segno divino, soprattutto quando il desiderio è così cocente, controcorrente, puro, limpido. Forse questo caso non è un caso qualunque, forse è un segno per il mondo, una prova per l’umanità.
La gente ha fatto veglie di preghiera perché i giudici lasciassero andare Charlie in America, qualcuno però ha scritto che abbiamo avuto poca fede, che dovevamo chiedere che guarisse.
Quanti sono i medici coinvolti in questa vicenda? E i giudici? In 83.000 hanno donato soldi, non siamo stati 100.000 nel mondo a voler difendere Charlie? Come mai siamo stati seduti sul divano di casa nostra invece che chiedere un volo charter che fosse andato dritto negli USA per liberarli. Ne dovevano parlare tutti, ci sarebbe voluta una dichiarazione dei genitori a reti unificate in tutte le lingue del mondo, dovevano vedere questa famiglia, questa meravigliosa famiglia!
Hanno fretta i medici di chiudere questa faccenda che li tiene sulle spine, di spegnere i riflettori, di far scivolare di nuovo nell’apatia la popolazione europea, ormai abituata ad ingoiare di tutto. Noi siamo solo pedine, ma siamo tanti e pregheremo. Pregheremo per noi, per Charlie, per questa Europa.
Tanti rosari, tante richieste di un miracolo da parte di Dio, ma il miracolo dovevamo farlo noi.
Mi dispiace Charlie, è anche colpa nostra. Che tu possa perdonarci.
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