E’ fin troppo semplice
dimenticare la musica che accompagna una breve villeggiatura al mare; quella
che ti segue dal bar all'ombrellone, dal passeggio pre-serale dei bicchieroni
colorati alle auto-concerto che sfrecciano fino a notte tarda. Ritmo e musica
che per lo più ambiscono al rito della macro aggregazione, dal quale mi sento
così lontano, ma senza dubbio efficace alla vendita di un qualsiasi prodotto.
Niente a che vedere con la melodia che mi
accompagna nella strada buia verso il viale
alberato, e che, sempre più nitida, assorbe tutta la mia attenzione. Le ombre
sembrano tornare protagoniste tra le note delicate e intime, mentre di fronte
si materializza una figura scura che beneficia di una luccicante vetrina per
bimbi.
Ora la melodia trova piena collocazione nei miei
ricordi più lontani, delle calde sere di Natale, quando i buoni sentimenti e i
toni polverosi del bianco e nero erano inconfondibili vestiti del cinema di
Charlie Chaplin.
Le persone transitano per lo più distratte,
qualcuno accenna a un sorriso, un gruppetto di giovanissimi irride senza
complimenti questa figura a mio avviso così poetica, ma che, nel mio
immaginario, sembra pronta a muoversi, anzi di più, nell’imminenza di una
grottesca sortita a base di calci e di una inaspettata agilità, non violente,
ma chiarificatrici.
Mi avvicino con mia figlia e porgo la monetina,
cercando le poche parole giuste da sospirare allo sguardo curioso di lei. Lui
risponde dolcemente, con formidabile mimica. Mi sento toccato nelle corde a me
più care, quelle fotografiche ad esempio, tanto che chiedo di poter usare la
mia fedele compatta. La risposta è una chicca di eleganza e compartecipazione
da vedere e rivedere, e così il commiato. Mi allontano ma seguo con lo sguardo
la sua invidiabile staticità, con un filo di malinconia, pensando che quella
volta a Montmartre il suo collega non era stato così bravo.
(Foto e testo di Michele Ciavarella)