Il 1992 me lo ricordo perfettamente come fosse oggi, prima Falcone, poi un mese dopo, Borsellino. Mi ricordo che quando vidi il funerale in TV e le monetine tirate al Presidente della Repubblica Scalfaro con Parisi al suo fianco, pensai: ABBIAMO PERSO, L'ITALIA NON C'E' PIÙ.
E' il 2017, comunque Giustizia non è fatta. Nulla da celebrare. La Mafia non è morta, è solo morta una persona che non si è mai pentita e che non ha dato nessun contributo alla lotta per debellare la mafia, che è ancora viva e forte. Riina ”Continua a camminare sulle gambe” dei tanti che, dalla Sicilia alla Lombardia, continuano a votare “amici degli amici”, assumere atteggiamenti sordidi nel proprio interesse. Qui non si tratta di crocifiggere la Sicilia. C’è un Paese intero che è complice. Allo Stato non interessa raccontare la verità, ha paura di guardarsi dentro, perché ha tanto da nascondere, perché andava a braccetto con la mafia. Da una parte gli appalti, dall’altra la possibilità di far eleggere un politico, da una parte un favore, dall’altra parte un altro favore.
Oggi lo Stato e tanti politici "festeggiano" la morte di Riina non perché è morto un boss sanguinario, ma perché si è portato nella tomba segreti che avrebbero fatto tremare le fondamenta di questo Paese ed avrebbero potuto scrivere tutta un'altra storia.
Riina s'è portato nella tomba tutti i segreti d'Italia degli ultimi 60 anni.